Oggi vi portiamo alla Rocchetta Mattei, lo strambo castello in provincia di Bologna che racchiude segreti e misteri sin dal lontano 800. Splendidamente restaurato, negli ultimi anni è una meta imperdibile per chi si trova in Emilia Romagna.

Cominciamo a parlare della figura del Conte Cesare Mattei, colui che finanziò e progettò questa pazzesca residenza a Vergato, nelle colline del Bolognese.

IL CONTE MATTEI

rocchetta mattei

Mattei non nacque conte. Era figlio di immobiliaristi arricchiti che in una compravendita avevano acquisito la torre di Magnavacca nella zona di Comacchio, all’epoca al confine con lo stato Pontificio. La torre venne invasa dagli austriaci ma i fratelli Mattei si schierarono con lo stato Pontificio donandogli la proprietà, facendo si che gli invasori si ritirassero. Questo gesto valse la nomina di Conti, direttamente dal papa.

Mattei rimase legato alla Chiesa Cattolica per tutta la vita, ma mentre era a Roma a lavorare per il Papa, apprese dell’avvenimento più terribile della sua vita: la morte della madre Teresa che dopo 10 anni di lunga agonia aveva ceduto ad un cancro. Ciò lo convinse a interrompere la sua carriera romana e ritirarsi a vita privata per sviluppare una nuova medicina che desse risultato migliori di quella classica: nacque così l’elettromeopatia.

Mattei scelse dunque le colline di Vergato per costruire quel che oggi è la Rocchetta: iniziò la costruzione del castello nel 1850 anche se non riuscì mai completamente a terminarlo. La decorazione continuò infatti anche sotto la proprietà del figlioccio di Mattei, Mario Venturoli e per questo sono distinguibili due stili principali all’interno: quello moresco, voluto dal Mattei, e il moderno liberty, prediletto dal Venturoli.

VISITARE LA ROCCHETTA: UN MISTERO DIETRO L’ALTRO

Immaginate di poter viaggiare nel tempo e risalire ad inizio 800
Vivete in una Bologna circondata dalla guerra tra austroungarici e Chiesa, ma siete semplici cittadini, mercanti di stoffe. Lavorate con l’acqua e per questo siete soggetti a malattie polmonari piuttosto frequenti. Sentite parlare di questa nuova medicina, di un tal Mattei, che ha dato ottimi risultati negli ospedali militari romani e che sta diventando sempre più diffusa, con punti vendita anche nelle Americhe e ad Oriente.
Decidete così di recarvi a Vergato

L’INGRESSO

Il portone della Rocchetta Mattei si apre su un ampio scalone in pietra, che termina di fronte alla porta d’ingresso del castello. Le decorazioni ricordano gli arabeggianti edifici moreschi dell’Andalusia. Girando lo sguardo noterete tre simboli:

Rocchetta Mattei
  • un leone, come se il conte volesse dirvi “io vi sorveglio”;
  • un ippogrifo, il “custode di un segreto” (il segreto dietro l’elettromeopatia);
  • un’arpia, a raffigurare letteralmente “la medicina tradizionale che rapisce il mondo” (la medicina classica non funziona, rapisce gli uomini e le loro menti).

ENTRANDO ALLA ROCCHETTA: UNA RINASCITA FISICA E SPIRITUALE

Passate il portone principale, orientato al calar del sole il giorno del solstizio d’estate, ed iniziate il “cammino verso il benessere“. A questo scopo ogni elemento strutturale della Rocchetta è stato costruito: far abbandonare i dolori che la medicina allopatica non ha curato e rinascere grazie alle pratiche matteiane.

Tutto il castello ha una pianta particolare, che fino a pochi anni fa si pensava casuale. E’ del prof. Marchesini la scoperta della teoria del Doppio Diagramma Esoterico:

  • In primo luogo la divisione del luogo in due aree, corrispondenti ai due poli magnetici. Quello in basso, femminile, acqueo e lunare corrisponde al cortile centrale; quello alto, maschile e solare, più in alto e centrato nel cortile dell’Alahambra. (Magnetismo, elettricità… è tutto collegato all’elettromeopatia, che come vedremo consiste nell’utilizzo di energia elettrica su fluidi omeopatici)
  • In secondo luogo il planisfero copernicano: ogni luogo fondamentale è centrato su ciascuno dei pianeti e ha una funzione ad esso collegata.
Rocchetta Mattei


Prima di accedere al cortile ecco due statue che si guardano e sorreggono l’arco: sono il bene ed il male che sorreggono la volta celeste. L’equilibrio che mantiene la vita.

IL CORTILE CENTRALE

Così lo descrivevano le persone all’epoca: un vero e proprio Eden. Lo dobbiamo immaginare decorato con piante esotiche e rigogliose, piene di fiori colorati. Al centro una vera e propria fonte battesimale, che schizza acqua fino alle pareti.

Intorno a noi si trovano tutti e 5 gli elementi fondamentali alla vita:

  • Acqua: la cascata artificiale
    (Mattei riuscì ad elettrificare il castello grazie a turbine poste nel vicino fiume Limentra, così da avere elettricità per i suoi studi e pompare acqua nel castello)
  • Aria: la statua di una guerriera
  • Terra: la roccia viva del monte su cui il castello poggia
    (ricca di ferrite e per questo importante per le proprietà geomagnetiche)
  • Fuoco: il camino veneto in pietra (che funzionava veramente) all’entrata dell’ala privata del castello.
  • Spirito: il fonte battesimale che con i suoi spruzzi ci tocca e segna l’inizio della rinascita.

Essendo “pazienti” del Mattei verrete indirizzati verso l’entrata di destra, che porta allo studio del Conte.
Certo non avreste potuto vedere le sue stanze private. Egli era notoriamente un ipocondriaco, curava ma teneva lontano da sé i malati. Per questo aveva fatto addirittura costruire un ponte levatoio che isolava completamente la torre della sua camera personale e la torre della Visione dove si trovava il laboratorio, che secondo la pianta copernicana corrisponde volutamente a Saturno, il pianeta della medicina.

Nella stessa ala troviamo anche la torre della Favorita: era il luogo dove venivano ospitate le “amiche” del conte, che si è scoperto essere stato gran donnaiolo, e naturalmente corrispondente al pianeta più femminile di tutti, la Luna.

LO STUDIO DEL CONTE

Rocchetta Mattei

Salite la scalinata a destra: la cosiddetta Scala Nobile. E’ a chiocciola ed è molto ripida. I gradoni paiono identici ma colorati alternativamente, grazie all’uso di due diversi tipi di arenaria.

Tutto è cio’ che non sembra.

Cesare Mattei

Entrate dunque in un secondo cortile, riccamente decorato da intagli in stile moresco. Probabilmente all’epoca non lo avreste saputo, ma è la riproduzione fedele del cortile dei leoni dell’Alahambra, a Granada.

Perchè farvi passare di qui? Puro marketing!
La Rocchetta doveva impressionare i visitatori, dare spunti per essere ricordata e far parlare di sé. Ecco perchè tra gli archi moreschi l’unica immagine raffigurata è propri quella del castello stesso.

Salite ancora per arrivare al piano più alto dell’intero edificio: una porta a vetri vi separa dall’ambulatorio ma dei tendaggi ne coprono la visuale. All’interno la sensazione è ovattata dell’ambiente insonorizzato grazie alle punte a cono del soffitto. che sembrano in legno ma sono di cartapesta (fatta con fogli di giornale che parlano di Mattei, della Rocchetta e dell’elettromeopatia).

Siete pronti per essere curati dal Conte con l’elettromeopatia…

L’ELETTROMEOPATIA

Mattei narra di aver avuto una visione. Dio gli avrebbe dato le coordinate per sviluppare una nuova medicina che coniugava due tecniche già conosciute all’epoca: la medicina indocinese e l’omeopatia.

Dalla prima prende il concetto di energia e di fluido caricato.
Il nostro corpo è formato da 2 poli: uno negativo ed uno positivo. L’equilibrio perfetto significa salute, la sovrapposizione crea la malattia. Da qui la creazione di 5 fluidi a ristabilire la neutralità delle cariche disomogenee nel corpo. All’interno veniva poi inserito un granulo omeopatico per eliminare il danno causato dal disequilibrio. L’omeopatia serviva quindi per eliminare ciò che si provava fisicamente.

Rocchetta Mattei

Tutto veniva somministrato in via orale o tramite impacchi. Non venivano mai effettuate iniezioni perchè la medicina non doveva mai causare ulteriori danni al corpo ed anche un foro era da considerarsi nocivo.

Ma la cura faceva davvero effetto? Secondo le testimonianze questi preparati riuscirono a curare malattie terribili come cancro e lebbra. Ma si tratta di argomenti ancora dibattuti. Da una parte bisogna tener conto dell’effetto placebo, del quale anche il conte riconosceva la potenzialità, dall’altra il fatto che bombardare di elettricità l’acqua poteva creare danni a lungo termine in fisici già debilitati.

LE STANZE PIU’ RECENTI DEL CASTELLO

Entriamo nell’altra ala del castello, alla quale si accede sempre dal cortile centrale passando sotto l’arco moresco. E’ la parte più rimaneggiata dal Venturoli, il figlio adottivo del conte.

IL FIGLIO ADOTTIVO DEL CONTE MATTEI

Mario Venturoli arrivò nella vita di Mattei in seguito al tracollo finanziario causato dall’amministrazione scellerata del nipote Luigi, che si narra fosse più attento a spendere che a conservare. Mario gestì i beni dal 1887 evitando la catastrofe e Cesare, affezionatosi e per gratitudine, lo adottò come figlio.
I rapporti si incresparono però quando Mario decise di sposare Sofia, una donna rumena per nulla apprezzata dal Conte. I due vennero cacciati dal castello, a seguito di un presunto avvelenamento di un caffè alla turca. Mario venne esonerato dai suoi incarichi e diseredato. Il Conte morì prima di rivederlo ma è noto che gli scrisse molte lettere pregandolo di lasciare la moglie e tornare a casa.

LA QUESTIONE DELL’EREDITA’

Sull’eredità della Rocchetta venne aperto un vero e proprio processo legale. Mattei aveva avuto altri 2 figli in vita ma li aveva diseredati a favore del Venturoli, che però era stato diseredato ugualmente.
A chi spettava quindi il castello?
Furono proprio le ultime lettere inviate dal conte al figlio adottivo a far pendere la sentenza verso Mario, che diventò proprietario della Rocchetta. Egli ricevette anche gli scritti relativi alla medicina elettromeopatica ma dalla morte del Conte essa smise di funzionare a dovere.

LA SALA DEI NOVANTA

A pianta esagonale, con un rosone colorato centrale ed uno spiccato stile liberty, questa sala venne scelta dal Mattei per festeggiare il compleanno dei suoi 90 anni. Si iniziò a decorarla ma il conte morì tre anni prima di questo evento e non la vide mai terminata.

La parte in stile moresco del soffitto è sicuramente a lui attribuibile, così come le tre finestre di luce e le tre murate, in ombra. Tre e tre, un altro riferimento alla sua amata numerologia.
Tutto il mobilio ed il balconcino sono invece in stile liberty, così come il rosone centrale che riporta l’effige del Mattei tra le foglie di una corona d’alloro. Venturoli scelse questo motivo per elevare la figura di Mattei, nonostante egli non fosse laureato e detestasse la medicina insegnata nelle Università.

LA CAPPELLA PRIVATA DEL CONTE MATTEI

La somiglianza colpisce immediatamente: sembra proprio di essere nella Mezquita di Cordoba.

Mattei scelse di riprodurre in scala questo edificio nonostante non lo avesse mai visto dal vero. Merito fu di alcune locandine pubblicitarie dell’esposizione universale di Londra del 1951, nella quale era stata riprodotta questa chiesa/moschea spagnola.

Due caratteristiche la allontanano in realtà dall’originale:

  • i colori: al posto del bianco e rosso spagnolo, venne scelto il bianco e nero a rappresentazione del bene contro il male.
  • i materiali poverissimi. Le colonne sono in laterizio, gli stucchi in semplice gesso, gli archi finali sono cartongessi e gli intagli sono in realtà dipinti.

La cappella era consacrata e Mattei vi faceva dire messa. Oggi al piano superiore riposa il conte nel sarcofago da lui ordinato prima di morire. La salma fu qui riportata da Venturoli a seguito della battaglia per l’eredità.

Sulla parete laterale è riportato l’epitaffio scelto dallo stesso Conte per congedarsi alla vita: 

Rocchetta Mattei

« Diconsi stelle di XVI grandezza e tanto più lontane sono che la luce loro solo dopo XXIV secoli arriva a noi. Visibili furono esse coi telescopi Herschel. Ma chi narrerà delle stelle anche più remote: atomi percettibili solo colle più meravigliose lenti che la scienza possegga o trovi? Quale cifra rappresenterà tale distanza che solo correndo per milioni d’anni la luce alata valicherebbe? Uomini udite: oltre quelle spaziano ancora i confini dell’Universo! ».

Cesare Mattei

L’Universo è immenso, l’uomo è piccolo. Nonostante tutta la conoscenza possibile l’uomo non può sapere tutto. Anche Mattei che si riteneva uomo di enorme cultura era consapevole di non essere omnisciente.

LA STANZA DELLA PACE

Edificata interamente dal Venturoli è una celebrazione alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Vi sono tre porte, indicanti tutte e tre la scritta PAX. Lo scopo utopistico e simbolico era che i tre grandi esponenti delle tre religioni maggiori del mondo (Cristiana, Musulmana ed Ebraica) entrassero ciascuno da una di esse e ritrovandosi al centro facessero la pace, portandola così anche nel mondo.

Rocchetta Mattei

IL SEGRETO DELLA ROCCHETTA

Come mai questa medicina così efficace e diffusa tra il 1870 ed i primi del 900 è ad oggi completamente sconosciuta? Mattei morì senza riferire a nessuno il segreto dell’elettrificazione dei fluidi. Essenzialmente i suoi preparati curavano, mentre quelli venduti dal figlio adottivo Venturoli, no.

Mattei fu un uomo di enorme cultura, membro certo del gruppo degli Illuminati.
Che la Rocchetta altro non sia che un rompicapo da risolvere per giungere al segreto dell’elettromeopatia? Molti la stanno studiando, scoprendo continuamente nuovi misteri e collegamenti logici.
Forse solo un nuovo Illuminato potrà giungere alla soluzione… magari potresti essere tu.

E così terminiamo la nostra visita alla Rocchetta Mattei, luogo di conoscenza, di benessere ma soprattutto di grandi misteri. Noi vi consigliamo di fare questo tour, nonostante qui abbiate già potuto leggere molto della storia perché c’è ancora tanto da conoscere.


 Visitate la Rocchetta e sostenete così il completamento della sua ristrutturazione!

Author

Bolognese doc, amante della musica rock, gattara da tutta la vita e innamorata del mare in tutte le sue forme. Dopotutto sono un segno d'acqua e come tale combatto da sempre tra il desiderio di scoprire il mondo e il bisogno di stabilità. Mete preferite? Gli Stati Uniti e il Nord Europa. Rigorosamente on the road.

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