Bologna è da sempre conosciuta come “la turrita”, per il vasto numero di torri che si intervallano da una via all’altra della città.

Che in passato ne esistessero molte di più di quelle odierne è cosa nota, che molte siano andate distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dalle scosse che muovevano i terreni del vicino Appennino è presumibile.
Anche i fulmini sono stati causa di numerosi incendi e distruzioni di parti della copertura esterna.
Nonostante tutto il simbolo della città restano loro, “Al Dau Tarr” (dal dialetto: le due torri) che svettano verso il cielo all’inizio di Via Rizzoli e dalle quali si diramano le due vie, San Vitale e Strada Maggiore, che rispettivamente fanno entrare ed uscire il traffico dal centro.

Chi costruì le torri?

Cartolina antica ©cosafarea.it
Cartolina antica ©cosafarea.it

Storicamente pochi sono i documenti dai quali trarre notizie certe.
La torre più alta, quella degli Asinelli, è attribuita alla famiglia omonima, della quale però si parla in documenti collegati, solamente 70 anni dopo. Venne eretta intorno alla prima decade del 1100.

La Garisenda invece ha una storia più turbolenta. Anch’essa risalente alla stessa epoca, venne innalzata come baluardo difensivo ma, a causa di un cedimento strutturale delle fondamenta intorno al 1350, venne abbattuta alla cima facendola passare dai 70 metri d’origine agli attuali 48. Da quel momento venne chiamata anche “torre mozza”.

Qual pare a riguardar la Garisenda
Sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada
Sovr’essa sì, ched ella incontro penda:
Tal parve Anteo a me che stava a bada
Di vederlo chinare…
(XXXI canto dell’Inferno)

La Leggenda delle Due Torri

torri

Si racconta che a Bologna vivesse un ragazzo, che per mestiere trasportava la sabbia dal Reno ai cantieri in costruzione della città. Lo chiamavano Asinelli, perchè stava sempre insieme ai suoi due muli che usava per il lavoro di trasporto.
Un giorno Asinelli vide una bellissima ragazza passeggiare per le vie della città, si innamorò perdutamente al primo sguardo e la avvicinò. I due decisero di sposarsi ma la ragazza era la figlia del Comandante della Piazza ed alla richiesta di averla in sposa il ragazzo si sentì schernire con una richiesta impossibile: costruire la torre più alta della città, per darla in dote alla desiderata sposa.
Sconsolato ritornò al fiume insieme ai suoi asinelli disperandosi di non poter soddisfare la richiesta del padre e sposare così l’amata. Proprio in quel momento gli animali cominciarono ad agitarsi e gli indicarono uno strano luccichio nell’acqua. Fu così che il giovane trovò uno scrigno di monete d’oro e si diresse in città a far erigere la sua torre. Il padre, rimasto stupefatto della riuscita di Asinelli, dovette mantenere la parola data e acconsentì al felice matrimonio.

Di questa leggenda esistono anche versioni leggermente diverse, ma questa è quella che conosco io e quindi ve la racconto per come è stata tramandata a me!

Bologna Due Torri

La Garisenda perchè pende così tanto?

Si dice che venne costruita dalla famiglia omonima come tentativo di superare in bellezza la già presente torre degli Asinelli. La famiglia non voleva gareggiare costruendo semplicemente una torre più alta, voleva distinguersi dalle altre… Per questo motivo ordinò che venisse costruita proprio intorno alla vicina Asinelli, come attorcigliandosi su di essa. Ovviamente il progetto fallì e la torre rimase mozzata e pendente come la vediamo oggi.

Un po’ di numeri?

L’Asinelli è alta ben 97 metri, presenta 498 scalini interni, che non vengono scalati da nessun studente iscritto alla Facoltà dell’Alma Mater. Credenza vuole che se si sale prima di essersi laureati poi non ci si riesca più.
(Io ci salii da studente liceale… mi sono laureata lo stesso, anche se con alcuni anni di ritardo… quindi forse un briciolo di verità c’è!)
La Garisenda invece è alta 48 metri con una pendenza decisamente più considerevole rispetto alla sorella, ben 3,22 mt., causati da un cedimento strutturale alla base.

La funzione delle Due Torri nel passato

Le torri vennero utilizzate in vari modi durante i secoli. Come baluardo difensivo, come torre di vedetta (durante la Seconda Guerra Mondiale servivano per individuare le zone bombardate ed inviare soccorsi), come prigione e perfino come palo di installazione della grande antenna della Rai. In cima alla più alta è stato necessario apporre un parafulmine per evitare i continui danni, successivi ai temporali.

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Le torri sono il simbolo della nostra città, svettano alte e si vedono già dalla periferia. Ultimamente sono state restaurate, illuminate da fari dedicati ed aperte per periodi più lunghi al pubblico.
Siamo abituati a vederle illuminate a Natale con le lucine che vengono fatte cadere dall’alto e siamo anche abituati a vedere i pompieri abbarbicati per cercare di eliminare oggetti che vengono fatti cadere dalla terrazza. Se salirete fino in cima non vi lamentate delle gabbie che sono state poste fin sopra le vostre teste. Purtroppo alcuni episodi di tentativi di suicidio dall’alto, da parte di individui in cerca di fama o di attenzione, ne hanno reso necessaria l’installazione.

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Bolognese doc, amante della musica rock, gattara da tutta la vita e innamorata del mare in tutte le sue forme. Dopotutto sono un segno d'acqua e come tale combatto da sempre tra il desiderio di scoprire il mondo e il bisogno di stabilità. Mete preferite? Gli Stati Uniti e il Nord Europa. Rigorosamente on the road.

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