In questi due weekend, (26-27-28 febbraio e 4-5-6 marzo) si svolge a Bologna Fiere un festival della cultura e delle tradizioni orientali, incentrato principalmente sul cibo, la religione e spiritualità e le tradizioni antiche.
Si chiama Festival dell’Oriente, ormai è alla sua 16esima edizione e attrae amanti della cultura, delle religioni e delle tecniche di benessere nate nei paesi asiatici…
L’idea sarebbe vincente ma, come spesso accade, non è sviluppata bene a mio parere…
Si sono sincera, non mi è piaciuto tanto quanto avrei sperato… Questo non significa che fosse una brutta fiera, anzi, ho apprezzato varie cose, ma nella totalità secondo me poteva essere gestita molto, ma molto meglio.
Prima cosa… non si possono mischiare stand di vendita a ristoranti!
Il risultato è un continuo odore di cibo, al vapore e fritto, molto intenso che ti segue dappertutto… Noi siamo arrivati presto, quasi all’apertura delle 11.00, e l’odore del pesce fritto appena dopo aver preso il caffè è stato terribile.
Seconda pecca.. c’è troppa confusione tra i vari paesi… Si passa dalle lampade marocchine alle campane tibetane, passando per un negozio di sciarpe in cachemire e un ristorante sushi per poi essere ricatapultati in ambiente mille e una notte con l’hennè e i vestiti da odalisca.. Troppo caos e nessuna logica..
La ragione è in realtà semplice: molti stand sono similari, vendono le stesse cose e propongono gli stessi servizi. Altri invece vendono oggetti industriali, non certamente artigianali, che ho facilmente visto in innumerevoli bancarelle dei mercati rionali, tanto da farmi pensare: “attenta, non farti fregare!”.
Un gran bazar, certo come è tipico in oriente, ma dentro il capannone di una fiera diventa più che caratteristico un ambiente snervante…
Una volta abituati a tutto questo però si notano le cose carine.
Come i monaci tibetani che ti legano un bracciale portafortuna benedetto (lo fanno davvero anche nei paesi orientali mi dice la Giorgia…), le stupende ceramiche marocchine dipinte a mano, con i venditori che ti spiegano come trattarle e come cucinarvi dentro e le scritte in calligrafia tibetana, realizzate su richiesta.
Giorgia ha comprato una pentola tajine per cucinare col tipico modo berbero-marocchino la carne in umido, poi si è fatta convincere da me a provare un tattoo all’hennè (per poi urlarmi dietro quando si è ricordata che sarebbe sparito solo dopo una settimana..) ed infine si è innamorata di un profumatissimo olio d’argan, importato direttamente dal Marocco da un signore romano che si è trasferito per dedicarsi completamente alla sua produzione d’olio dorato.
Io invece ero più scettica negli acquisti… mi sembrava di avere già visto molte cose nei mercati che spesso incontriamo nelle nostre città… Probabilmente sbaglio, quelle possono essere merci tipiche ma non sembravano effettivamente originali. E poi in presenza degli onnipresenti banchetti che cercano di vendere tramite televendite in diretta coltelli tagliatutto e spremiagrumi magici sembrava di essere alla festa dell’Unità… il problema delle fiere a volte è anche questo, buttare nel calderone anche espositori che non c’entrano nulla col tema…ed infatti era presente anche tutto il mondo vegano, bio e naturale dell’occidente. Cuscini in aloe vera, scrub naturali ai semi di chia, naturopatia attraverso profumatori colorati, presentati assieme alle discipline olistiche, ayurvediche e di meditazione.
Il mondo ” salute e benessere ” è quello che mi ha deluso di più.
Mi aspettavo di trovare più prodotti giapponesi.. loro sono i migliori per la cura della pelle, per la mimetizzazione dei difetti e per le nuove tecniche di pulizia.. Invece solo tante creme alla bava di lumaca, al siero di vipera e all’oli di argan… nulla di nuovo sotto il sole…
Ho acquistato anche io nonostante tutto… Un olietto all’argan profumato alla gardenia, un ciondolo chiama angeli ed un bracciale in rame che dovrebbe riequilibrare il corpo attraverso la pressione di due dischetti sul polso.
Belli invece gli spettacoli!
Abbiamo assistito al concerto di tamburi giapponesi Masa Daiko, la coloratissima Danza Bhangra del Pakistan e quella rotante egiziana Tannura.
Fantastiche le danzatrici del ventre e i monaci che costruivano con sabbie colorate dei perfetti mandala geometrici al centro di un mini tempio ricostruito.
Cosa mi è piaciuto di più?
Le lampade marocchine i cui colori mi attirano già da tantissimi anni…
le campane tibetane e la gentilezza dei monaci che si prestano a spiegarne funzionamento e ragione spirituale…
I bellissimi fiori di sapone e la frutta intagliata della Thailandia, esempio di maestria e gusto…
Il piattino personalizzato col mio nome in arabo, offerto da un signore marocchino che con la mola lavorava in 30 secondi quello che nasceva come un semplice disco d’argilla profumata…
Questa è stata la mia impressione, da non intenditrice di cultura orientale. Amo scoprire paesi che non conosco, quello sempre, ma se dovessi dire quale tra quelli presenti mi ha davvero fatto davvero scattare l’interesse di essere visitato direi il Tibet (lascio stare il Marocco perchè quello lo amavo già da prima…).
E la Giorgia? Lei l’Asia la conosce un bel po’.. quale sarà stata la sua esperienza?
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A domanda rispondo subito… la sensazione della Giorgia sul Festival!!
Concordo in pieno con la giuly: mancava assolutamente un filo conduttore nella distribuzione degli stand, mi aspettavo una suddivisione per Paese di provenienza, che rendesse l’ambiente meno caotico e confuso.
Detto questo l’impressione è stata quella di tornare per qualche ora nei Paesi che ho visitato negli ultimi anni… sembravo una bambina in un negozio di caramelle!!!… mi sono immersa nello spirito allegro e multietnico del Festival così tanto da farmi convincere a sperimentare l’henne sulla mano: un lavoro eseguito meravigliosamente da una ragazza marocchina, che in poco più di 5 minuti, completamente a mano libera, mi ha tatuato sulla mano un bellissimo fiore… “tanto se lo lavo in fretta sparisce subito”….. e come no, neanche il diluente è riuscito a cancellarlo… avrò per qualche settimana un ricordo del Festival d’Oriente davvero a “portata di mano”!!
Nel complesso è stata una bella esperienza…. il plus è stato dato sicuramente dagli spettacoli… balli nei costumi tipici, musiche, tamburi… davvero coinvolgente e particolare!
Bellissimi anche molti stand di oggetti di artigianato… e qui faccio una precisazione: alcuni di quelli che potevano sembrare “prodotti e manufatti non artigianali” sono in realtà quelli che effettivamente si trovano per le strade e i bazar della Thailandia, del Vietnam… grossolani per il nostro occhio, ma tipici della cultura e del gusto di quei luoghi! Assolutamente trascurabile la zona benessere (anche se sono riuscita a comprare comunque qualcosa!!!) e la maggior parte degli stand di monili e gioielli… quelli davano proprio l’idea di non avere nulla di artigianale e autentico!!
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